GNOMO (M.Petrarca)
Quale stupore incontrare lo gnomo del bosco.
Ma poi lo stupore più grande: incontrarlo fuori del bosco.
L’ALIENO NEL CAMPO (M.Petrarca)
Ho un alieno nel campo di grano e patate:
l’ho intrappolato sotto una rete.
La rete carceriera è circolare:
un nuovo cerchio spettacolare, da ammirare.
L’ALIENO NEL GIARDINO (M.Petrarca)
Tra il verde estivo del mio giardino
si muove uno sconosciuto e verde omino.
L’autunno invecchia il giardino:
veste colori di seconda mano.
E non lo riconosco, il vecchio giardino,
mentre l’omino, il verde non lo perde.
E poi l’inverno: tra il verde del mio omino,
vedo morire uno sconosciuto giardino.
LA MORTE ALIENA, LA MORTE TERRENA (M.Petrarca)
Nel cimitero degli alieni,
i piccoli cadaveri, nei loro vani,
sognano certo la vita eterna:
ma dalla morte nessuno ritorna.
Non importa quale angolo della galassia
e non fa differenza la forma della fossa.
Uomini ed alieni sognano la vita eterna:
ma chi incontra l’estrema nemica, non ritorna.
NON SIAMO SOLI…? (M.Petrarca)
Due luci nella notte…
Forse un attacco di Ufo,
o forse gli occhi di un gufo.
ALIENO DI HALLOWEEN (M.Petrarca)
Nella mia casa, dove sono nato,
entra un alieno incappucciato e armato.
Falce alla mano, colpisce il divano.
Quindi si ferma: è imbronciato.
Il biscotto a forma di falce: sgretolato.
L’ALCOLIZZATO E L’ALIENO (M.Petrarca)
Ho incontrato l’allievo Mario.
Camicia e cappotto verde: era serio
quando diceva di aver visto
un piccolo alieno dal guardo mesto.
“Mario, mio piccolo allievo,
ti ascolto sempre, mentre bevo.”
Mario è un piccolo allievo dal guardo mesto,
ma è anche un piccolo alieno dal guardo mesto.
E quando dico di aver visto Mario, sono serio.
Infine saluto l’alieno Mario.
STELLA CADENTE… SU DI ME
Vedo una stella cadente cadere, per cadermi addosso.
Fuggo ma mi tiene il passo (la fuggirei se non fossi grasso).
Ho la stella addosso, sprofondo con lei in un fosso.
Il mio letto è ora dov’era il fosso:
sogno di notte stellata, ancora mi hai fatto fesso.
SOGNO PASTORALE (M.Petrarca)
Le piante rampicanti il mio corpo
arrampicano gli arti, vestendoli.
E vestono gli arti e mi coprono la vista,
e vestono la lingua e mi carezzano la chioma.
Ora i miei arti arrampicano le piante rampicanti:
arti e piante si rincorrono e si arrampicano
nell’eterno gioco della natura.
E mi scambiano per una cratura
deformata, alienata, aliena.